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Care lettrici e cari lettori,

eccoci giunti  all’ultimo appuntamento dell’anno con la nostra  sezione,  prima di partire con le numerose segnalazioni di questo mese.

Vorrei ringraziare innanzitutto la direzione del Circolo che ha consentito anche per quest’anno la possibilità ai propri iscritti di usufruire del nostro servizio di prestito libri. Nel solo corrente anno la sezione ha gestito circa 120 richieste di prestito,  un  grosso e notevole risultato per la nostra piccola sezione tutto ciò grazie anche all’ausilio prestato dalla direzione dell’Unicredit Circolo.

Ciò ci riempie di orgoglio e ci fa andare avanti con la speranza nel cuore di prestare un servizio ai colleghi appassionati di lettura.

 

Dopo questa breve ma necessaria premessa partiamo subito con le segnalazioni di questo mese suddividendo le presentazioni fra autori italiani e autori stranieri.

Di Paola Mastrocola abbiamo più volte parlato in queste pagine, la scrittrice torinese torna a parlare di amore attraverso il racconto degli antichi miti.
Con L’amore prima di noi, Einaudi editore la scrittrice parla dell’’amore nelle sue varie, perturbanti declinazioni, tutte nel segno di un destino doloroso che piomba dall’alto: predazione (Europa, Persefone), ombra (Orfeo e Euridice, Elena, Eco e Narciso), ossessione possessiva (Pasifae, Fedra), fuga (Apollo e Dafne), sguardo (Psiche, Atteone), divieto infranto (Adone), viaggio compulsivo (Teseo e Arianna, Giasone e Medea), segreto (Ares e Afrodite), dono (Cassandra, Calipso). Un miracolo di equilibrio sul quale si fondano l’amore, gli dei, il fato (diverso dal destino, che ha un corso modificabile) e anche questa originale costruzione narrativa di Paola Mastrocola, un po’ saggio e un po’ romanzo, di certo una favola inestinguibile che parla la nostra lingua.

Attualmente il primo libro nella classifica di quelli più venduti, Alessandro D’Avenia, L’arte di essere  fragili, come Leopardi può salvarti la vita, Mondadori editore.
Il professore di liceo e giovane scrittore milanese  esce dal luogo comune circa la rappresentazione di un Leopardi triste, concentrato tra le sue “sudate carte”, “in compagnia” della sua gobba e del suo pessimismo, per rappresentarci e parlarci del poeta marchigiano come prima nessuno mai aveva fatto. “Leopardi ebbe presa sulla realtà come pochi altri, perché i suoi erano sensi finissimi, da «predatore di felicità» e a guidarlo era una passione assoluta”, scrive ne L’arte di essere fragili, “La custodiva dentro di sé – aggiunge – e la alimentò con la sua fragilissima esistenza nei quasi trentanove anni in cui soggiornò sulla Terra”.
Per questo ebbe un destino “scelto e non subìto”, pur avendo tutti gli alibi per subirlo o per ritirarsi da qualsiasi passione. “Leopardi ha distillato, come si fa con gli ingredienti dei profumi, le tappe che ci accomunano tutti, qualunque siano longitudine e latitudine di appartenenza, qualunque sia la “dote” che la vita ci ha offerto”, ci spiega, e lui queste componenti fondamentali dell’essenza della vita le ha chiamate adolescenza, o arte di sperare; maturità, o arte di morire; riparazione, o arte di essere fragili; morire, o arte di rinascere. In poco più di duecento pagine, non ci dà delle soluzioni semplici, “perché semplice la vita non lo è mai”, ma ci suggerisce come un po’ più semplici potremmo essere noi, con uno sguardo più puro sulla vita.

Altro famoso scrittore è Alessandro Piperno, anche lui già recensito su queste pagine, torna in libreria con Dove la storia finisce, Mondadori editore.
Matteo Zevi è sul volo di linea che da Los Angeles lo sta riportando in patria. È dovuto scappare molti anni prima, per debiti, abbandonando dall’oggi al domani i membri della sua famiglia. Su di loro, adesso, il suo ritorno incombe come una calamità persino peggiore di quelle seguite all’improvvisa fuga. Durante l’assenza di Matteo, infatti, ciascuno ha avuto modo di costruirsi un equilibrio apparentemente solido. Giorgio – primogenito settario, ambizioso e intraprendente – ha aperto l’Orient Express, un locale panasiatico che va per la maggiore, ed è in riluttante attesa di un figlio; Martina, che alla partenza del padre aveva solo nove anni, sconta un precoce matrimonio borghese con turbamenti affettivi e sessuali a dir poco sconvenienti; solo Federica, la seconda moglie che non ha mai smesso di attenderlo, sogna una nuova armonia familiare per la quale è disposta a tutto, mentre Matteo, attratto dalle suggestioni del patriarcato, ritrova vecchi amici e piaceri dimenticati in una Roma deturpata e bellissima.
Sono tutti talmente presi da se stessi che quando la Storia irrompe brutalmente nella loro vita li coglie vulnerabili e impreparati. Ognuno è chiamato a fare i conti con il passato e con le incognite di un mondo che appare sempre più sinistro e imponderabile. Ecco allora che la storia finisce dove la Storia incomincia. Ciò che caratterizza gran parte del romanzo sono i rapporti passati e presenti che l’autore ha saputo tessere tra i vari personaggi, Martina col marito Lorenzo, Giorgio con Federica, Federica con Matteo, legami spesso conflittuali e ancor più logorati dagli eventi. Al centro di tutto sembra esserci Matteo, con la sua vita disordinata, fatta di lavori saltuari, idee brillanti e altrettanto brillanti disfatte. Matteo è uno che se ne frega, uno più propenso a rimanere piccato perché il figlio non vuole parlargli che a domandarsi se non lo abbia deluso una volta di troppo. Passatemi il termine, Matteo è uno stronzo che sa di esserlo e si trincera dietro questo suo personaggio; eppure, contro ogni previsione, decide di tornare  a Roma e decide di rimanere lì, per conoscere quella famiglia, vecchia e nuova, che non lo vuole, ma che è comunque l’unica vera che ha.

Altro scrittore che dopo lungo tempo è tornato a pubblicare è Roberto Saviano con La paranza dei Bambini, Feltrinelli editore.
Dopo Gomorra lo scrittore torna a rappresentare una tragica realtà che è quella dei piccoli camorristi. Questa volta il punto di vista è quello di dieci adolescenti di 15 anni, i cosiddetti paranzini: c’è Maraja, Pesce Moscio, Dentino, Lollipop e Drone, nomi innocui che però trasudano malavita. Quindicenni che non pensano al futuro, ma al tutto e subito, al qui e ora, ai soldi facili. “Vogliono prendersi quello che vogliono attraverso le scorciatoie, soprattutto con la cocaina, non perché è una passione ma perché è un bancomat – racconta Saviano – un chilo di coca dopo un anno porta in tasca 180 mila euro. I modelli di riferimento di questi ragazzi possono essere Totò Riina come Gianluca Vacchi, ma anche l’Isis, di cui ostentano le bandiere, ma con le scritte in italiano che, magari, riportano il proprio nome. È solo uno dei tanti modi per dimostrare di essere forti, come lo spaccio o la “stesa”, il momento in cui i ragazzi sparano a vuoto con in mano un AK-47, colpendo ogni cosa passi davanti a loro. A cadere in queste paranze non è solo chi abita nelle periferie, in povertà e dimenticati dalle istituzioni, ma anche figli della normale e onesta classe media che difficilmente arriva a fine mese.

Anche di Domenico Starnone avevamo già recensito alcune opere oggi segnaliamo la sua ultima fatica, Scherzetto, Einaudi editore.
Il  titolo che definisce il rapporto di forze tra il settantenne Daniele Mallarico, artista, disegnatore, e suo nipote Mario, di quattro anni, un bambino fin troppo sveglio, quasi saccente, al limite dell’indisponenza. È per badare a lui, su richiesta della figlia Betta che deve presenziare con il marito a un convegno a Cagliari, che Mallarico torna a Napoli per settantadue ore dopo anni di esilio volontario a Milano per affermarsi nell’industria culturale, ritrovando la casa della sua infanzia, il balcone dal quale guardava piazza Garibaldi che a distanza di anni ha cambiato completamente fisionomia, è snodo moderno riconfigurato dai lavori di restauro e per la presenza della nuova metropolitana, con quel suo “intreccio fitto di gente frettolosa, venditori di tutte le merci possibili, sfaccendati, automobili, autobus”. Il ritorno a Napoli dopo un lungo e volontario esilio a Milano fa riaffiorare numerosi ricordi al protagonista  Mallarico – mentre bada al nipote, passeggia con lui sui luoghi della sua Napoli – come un flusso violento di sangue riportandolo alle interminabili partite a carte con cui il padre sperperava i pochi soldi dello stipendio da operaio. Nel romanzo di Starnone si verifica un cortocircuito tra presente e passato, gli spettri prendono corpo e si materializzano: Mallarico ritrova e rincorre il se stesso che credeva svanito, la casa di un tempo sostituisce quella che attraversa, e la Napoli di ieri si sovrappone a quella odierna.

Stefano Benni, ha da poco pubblicato da Lizard, La bottiglia magica.
Una favola moderna con la quale il prolifico scrittore affronta e rappresenta la nostra società moderna. Il tema dominante del libro è una storia di amicizia destinata a nascere fra due ragazzi che neppure si conoscono: da un lato del mare, ambivalente simbolo della dinamica della vita ma anche di incertezza, vive il giovane Pin che sogna un futuro di gioia e ricchezza nel Diladalmar; dall’altro lato – quindi proprio dove il protagonista è intenzionato a emigrare per cercar fortuna – vive Alina, chiusa in un College popolato di strani insegnanti e mostruose entità, senza sapere neppure il perché. «Vivevo coi miei genitori in una bella casa di campagna poi una notte sono arrivati dei signori strani e mi han portato via. Hanno detto che il Governo seleziona ragazze intelligenti e un po’ bizzarre come me e le raduna in un College dove impareranno a vivere, obbedire e avere un posto nella società». Alina così descrive la sua situazione nella lettera che decide di affidare all’incertezza, e quindi al mare, per cercare aiuto oltre i flutti, oltre il buio e la paura, oltre l’ignoto. Anche se, in cuor suo, già sa che quella lettera messa con mestizia e tanta speranza in una bottiglia verrà trovata da un ragazzo non troppo diverso da Pin. E come fa a saperlo con granitica certezza? Semplice: perché l’ha sognato.

Gianrico Carofiglio torna in libreria  con il suo nuovo romanzo poliziesco, L’estate fredda, Einaudi.
Siamo agli inizi degli anni Novanta, periodo difficilissimo per Bari e tragico per l’intera nazione: Capaci, via D’Amelio, Mani pulite. Nel capoluogo pugliese viene rapito un bambino, il figlio di uno dei boss della malavita. Tutti ufficiosamente ne sono al corrente, ma nessuno osa esporsi. Gli inquirenti sanno perfettamente che un fatto simile rischia di far piombare la città in una guerra fra bande rivali, una di quelle capaci di degradare la vita civile cancellando senza remore diritti, garanzie, rendendo opaca la stessa umanità che si ritrova vacua, senza senso di fronte al male.

Melania Mazzucco, Io sono con te, storia di Brigitte. Einaudi editore.
La scrittrice affronta il delicato tema dell’immigrazione. Il titolo viene dalla Bibbia, Isaia 41,10. “Tu, non temere, perché io sono con te”. Una promessa di Dio cara a Brigitte Zébé, 38 anni, fuggita dalla Repubblica Democratica del Congo lasciando quattro figli, residente alla stazione Termini di Roma e richiedente asilo. Mazzucco scrive un ritratto potente, confrontandosi con la più grande emergenza dell’Europa di oggi: i profughi del sud del mondo in arrivo su queste sponde.
Per conoscere Brigitte, che ha subìto le peggiori torture, bisogna superare le reticenze di una donna molto turbata, per prima cosa, di trovarsi nella città dei “romani”, quelli che hanno messo Gesù Cristo in croce.  Sulla base di una ricerca metodica, la scrittrice costruisce un romanzo: struttura, tempi, voci narranti e anche suspense. Guarda Roma con gli occhi di una straniera così provata da perdere coscienza della realtà, una donna che gestiva due ospedali nella sua città e che ora è vestita di stracci. L’autrice non esita a mettersi in gioco, come Brigitte, che però non aveva scelta.

Di nuovo in libreria Andrea Camilleri con La cappella di famiglia e altre storie di Vigata, Sellerio editore.
Otto racconti (Il duello è contagioso, La cappella di famiglia, Teresina, Il palato assoluto, La rettitudine fatta persona, Il morto viaggiatore, Lo stivale di Garibaldi e L’oro a Vigàta), sei dei quali inediti, in un arco cronologico che va dal 1862 al 1950 che si leggono come un unico romanzo, protagonista Vigàta, borgo immaginario, luogo ancestrale e dell’anima del grande narratore. Vigàta è descritta come borgo animato da strani accadimenti, da personaggi percorsi da passioni violente e assolute, forte di un panorama d’incomparabile bellezza, simbolo e specchio deformante degli eterni vizi del popolo italiano.

Infine concludiamo con un opera di saggistica, Alberto Angela, Gli occhi della Gioconda, Rizzoli. Un libro che tra le tante cose che racconta, cerca di dare un’identità alla padrona dell’enigmatico sorriso: Lisa Gherardini, moglie di Francesco del Giocondo, quindi la «Gioconda», altrimenti detta «Monna Lisa». Oppure Pacifica Brandani, della quale chiese il ritratto a Leonardo un suo potente amante: Giuliano de’ Medici, secondo l’ipotesi dello studioso Carlo Pedretti. O forse anche a Costanza d’Avalos, nobilissima dama spagnola stabilitasi con la sua famiglia a Napoli. O forse «Monna d’Isa», alias Isabella d’Este, tra le signore più potenti e rappresentate del Rinascimento, alla corte della quale Leonardo, effettivamente, soggiornò. Ma forse il mistero più grande resta lui, il suo autore. Un artista geniale che ha fatto innamorare intere generazioni di studiosi. Probabilmente, come tutti i grandi geni, Leonardo era amatissimo, conteso, affascinante, ma anche solo, e costantemente inquieto e misterioso.
E come per il suo autore, sembra non esserci, dunque, una risposta certa su Monna Lisa. «Dovrà passare ancora molto tempo prima che la Gioconda ci dica realmente chi sia», conclude Angela.

Passiamo ora alla narrativa straniera subito con lo scrittore spagnolo Carlos Ruiz Zafòn, Il Labirinto degli spiriti, edito da Mondadori.
Il libro è il capitolo conclusivo della serie de Il Cimitero dei Libri Dimenticati. Dodici anni dopo L’ombra del vento, Zafón torna con un’opera monumentale per portare a compimento la serie iniziata in quel romanzo, con l’indimenticabile, piccolo Daniel. Il Labirinto degli Spiriti è un romanzo inebriante, fatto di passioni, intrighi e avventure. Attraverso queste pagine ci troveremo di nuovo a camminare per stradine lugubri avvolte nel mistero, tra la Barcellona reale e il suo rovescio, un riflesso maledetto della città. E arriveremo finalmente a scoprire il gran finale della saga, che qui raggiunge l’apice della sua intensità e al tempo stesso celebra, maestosamente, il mondo dei libri, l’arte di raccontare storie e il legame magico che si stabilisce tra la letteratura e la vita.

Altra avvincente saga letteraria è quella della famiglia Cazalet scritta da Elizabeth Howard che ha inizio con il primo libro intitolato Gli anni della leggerezza, Fazi editore.
È un ritratto delicatamente ironico e deliziosamente pungente della borghesia inglese degli anni ‘30: le apparenze da salvare a ogni costo e i cerimoniali da osservare pedissequamente nonostante la Guerra imminente svelano le piccolezze di una società superficiale e annoiata destinata a cambiare.

Insieme a Philip Roth, Thomas Pynchon e Cormac McCarthy, è uno dei più grandi scrittori americani contemporanei, Don de Lillo il quale ha pubblicato Zero K, Einaudi editore.
Il titolo di Zero K fa riferimento allo 0 kelvin, cioè il cosiddetto zero assoluto, la temperatura più bassa che si può ottenere in assoluto: due dei personaggi principali credono che facendo congelare e conservare a i propri corpi, in futuro potranno avere una nuova vita grazie ai progressi della scienza. Il libro è narrato in prima persona da Jeffrey Lockhart. Suo padre Ross è un milionario sposato con Artis Martineau, una donna più giovane, un’archeologa, che è malata e sta per morire. Ross Lockhart è il principale finanziatore di una clinica segreta, Convergence, dove la morte viene controllata e i corpi vengono conservati nell’attesa che la scienza scopra il modo di farli tornare in vita in futuro. Il libro racconta di come nel mondo contemporaneo la scienza e la religione si siano sovrapposte spesso tra loro.

Maureen Gibbon, Rosso Parigi, Einaudi editore,  un intimo e delicato romanzo che narra della relazione amorosa fra il pittore francese Manet e la sua musa ispiratrice  Victorine.  La relazione tra il pittore e la sua musa è passionale e viscerale, ma Maureen Gibbon riesce nella difficile impresa di parlare di sesso a più riprese senza scadere nel volgare.  È un romanzo intenso e ha inizio quando il trentenne Édouard Manet incontra una giovanissima Victorine, intenta a realizzare un poco riuscito schizzo raffigurante un micetto.  A soli diciassette anni la giovane si trova legata al pittore che, con i suoi quadri più discussi, cambierà il mondo dell’arte. Ne sarà addirittura protagonista, perchè le donne che ammiriamo nude e rilassate nelle due tele più famose dell’artista (Colazione sull’erba e Olympia) sono Victorine, o meglio, una sua rappresentazione. Non cercate in queste pagine una lezione di storia dell’arte, perchè non la troverete. Cercateci invece le emozioni, i colori vibranti, la passione sfrontata e ne troverete in gran quantità.

Un gradito ritorno al romanzo è quello di Luis Sepulveda con La fine della storia, edito da Guanda.
Con il suo nuovo libro Sepúlveda torna al romanzo storico, con un racconto che difficilmente potrà deludere chi ama lo scrittore cileno. Dalla Russia di Trockij al Cile di Pinochet, dalla Germania di Hitler alla Patagonia di oggi, La fine della storia attraversa la storia del Novecento, raccontandone grandezze e miserie, per giungere infine alle pagine drammatiche in cui il protagonista Belmonte gioca la sua partita finale. Juan Belmonte, dopo aver combattuto tante battaglie – prima fra tutte quella al fianco di Salvador Allende – da anni ha deposto le armi e vive tranquillo in una casa sul mare nell’estremo sud del Cile, insieme alla sua compagna Verónica, che non si è mai completamente ripresa dopo le torture subite all’epoca della dittatura. Belmonte è un uomo stanco, disilluso, restio a scendere in campo. Ma il passato torna a bussare alla sua porta. I servizi segreti russi, che conoscono bene il suo curriculum di esperto di guerra sotterranea e infallibile cecchino, hanno bisogno di lui. Sul fronte opposto, c’è il piano ordito da un gruppo di nostalgici di stirpe cosacca, decisi a liberare dal carcere Miguel Krassnoff, discendente diretto dell’ultimo atamano, la cui famiglia riuscì a riparare in Cile dopo la Seconda guerra mondiale. Krassnoff, ufficiale dell’esercito cileno durante la dittatura militare, al momento sta scontando numerose condanne per crimini contro l’umanità. E Belmonte ha un ottimo motivo per odiare «il cosacco», un motivo strettamente personale.

Concludiamo questa lunga carrellata con un giallo dalle tinte forti scritto da uno dei maestri di questo genere Don Winslow che  arriva in libreria con L’ora dei gentiluomini, Einaudi editore. In realtà il libro è apparso nel 2009 negli USA ma pubblicato solo ora in Italia. L’ora dei gentiluomini è il seguito de La pattuglia dell’alba, pubblicato sempre da Einaudi nel 2010, ed è il secondo romanzo della serie dedicata al detective privato Boone Daniels, che ha abbandonato il corpo di polizia di San Diego e ora si dedica completamente al surf.  O meglio, prova a dedicarcisi, visto che già nel precedente romanzo era stato costretto a mettere da parte il suo amore per le onde nel tentativo di indagare su una colossale truffa a un’assicurazione. Anche ne L’ora dei gentiluomini Boone dovrà dimenticare per un po’ la sua amata tavola da surf, e questa volta per indagare su un omicidio che colpisce molto da vicino il suo ambiente.

A questo punto non mi resta che salutarvi augurandovi come sempre una buona lettura!!

Giuseppe Grandinetti